SPETTACOLI

(attività precedente vedi al link murmureteatrospettacoli.blogspot.com)

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IL GIARDINO BRUCIATO
di Juan Mayorgatraduzione di Paola Ambrosi
con Celeste Sartori, Massimo Totola,
Mathieu Bruno Albanese, Alessandro Beltrame, Andrea De Manincor, Giovanni Signori.
regia Nicoletta Zabini
luci Daniele Adami
(2016)- con Università di Verona/Progetto Memoria-Memorie











foto ©Piero Adamoli

La vicenda è collocata  in Spagna alla fine degli anni Settanta, come recita la didascalia iniziale del testo, quindi dopo la fine della dittatura alla morte di Franco (1975).
Nell'ospedale dell'isola di San Miguel due generazioni di psichiatri confliggono sulle macerie della passata guerra civile e i fantasmi del presente, tramite una ricerca di archivio per far luce nella storia recente di quel luogo, dove, nel 1939, come si svelerà, ci fu un’incursione squadrista e furono giustiziate dodici persone seppellite in una fossa comune nel giardino dell’ospedale, un giardino bruciato appunto, perché la guerra l’ha bruciato per sempre.
In un intricato succedersi di eventi la vicenda si svela attraverso inaspettati punti di vista, obbligandoci a continui cambi di prospettiva; occorre abbandonare pregiudizi ideologici e porsi delle domande. 
Il recupero della memoria storica è anche  strategia per parlare del presente attraverso il passato, con un forte appello alla responsabilità personale nell'oggi.
Pur nella densità di citazioni e riferimenti, la scrittura per la scena di JM è chiara e precisa e non manca di sottile ironia e di mistero nella strutturazione drammaturgica, nella quale trova spazio anche il gioco metateatrale. 
Una sfida per gli attori e per gli spettatori.

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DUET.Una pagina bianca




di e con Elena Dal Cerè e Paola Salatino
regia Nicoletta Zabini
luci Daniele Adami e Nicolò Pozzerle
(2013)










foto ©Piero Adamoli

Due donne, l’una gravida di una nuova vita emerge dal degrado attraverso la propria scrittura, l’altra impegnata a forgiare se stessa, alla ricerca impietosa di segni della propria autenticità.
Entrambe portatrici di semi di ribellione, insofferenti ai ruoli omologati, disattendono quanto ci si aspetta da loro.
Voci discordanti eppure  prossime alla consonanza del femminile “io sono molte”  convergono ad una sorta di specchio, ne intravediamo il riconoscersi per separarsi nuova/mente.

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LLUVIA DE FLORA
lontano dalle città dove si compra e si vende





teatro e danza
liberamente ispirato alla vita e all’opera di
Alejandra Pizarnik



foto Riccardo Pittaluga



di Elisa Zacco e Nicoletta Zabini
con Elisa Zacco
regia Nicoletta Zabini
luci Daniele Adami
video Riccardo Pittaluga e Marco Paci
(2012)

“tutta la notte faccio la notte…tutta la notte scrivo…
tutta la notte aspetto che il linguaggio riesca a mettermi in una forma…”

Non si può che procedere a tentoni di certezze infinitesimali
Aposiopesi di desideri
, virgole di esitazioni
Punti fermi
Accenti di entusiasmi, apocopi di delusioni
Altrove da sé
In sé

C'è una grande stanza di madreperla di là dal buco della luna.
Lo si può attraversare quando lei è piena.
Si passa: è una cupola altissima in cui entra aria leggera. Guardi su ed è come stare da dentro, sotto il tuo teschio candidato. C'è una musica dolce vorticosa che sale. Poi atterri, e ti accorgi che lì c'è la festa intera. Dal silenzio arrivano i volti e le risa, e gli odori, le abitudini. Distingui anche le voci, ma senza parole, che le parole si accavallano e inciampi. I suoni: quelli sì.
C'eravamo tutti.
Poi si snoda la danza e la danza annoda gli abbracci e gli abbracci girano nell'orbita del cuore.
Succede solo una volta. Qualche volta più di una. Poi smette, come la pioggia, e ti trovi un biglietto in tasca, senza odore: "Festeggiate coi vivi, perché non ci sono compleanni nel perfetto regno dei cieli"  E.Z.

Alejandra Flora Pizarnik – Nota biografica
Scrittrice e poetessa nasce nel 1936 a Buenos Aires da genitori rifugiati ebreo-polacchi. Vive  soprattutto a Buenos Aires, con lunghi soggiorni a Parigi e New York. Frequenta ambienti artistici ed intellettuali europei e americani, dai quali la sua produzione letteraria fu apprezzata e richiesta, fra le sue amicizie si contano Julio Cortazar, Octavio Paz, Marguerite Duras. Si interessa del linguaggio dal punto di vista filosofico e artistico, non solo nella letteratura ma anche nella pittura, che pratica sulle suggestioni di artisti come Tanguy e Mirò. Si avvicina al surrealismo e alla psicoanalisi freudiana e si interessa al teatro di Artaud.  La sua opera sarà caratterizzata da una fascinazione per l'infanzia perduta e da una particolare coniugazione fra un immaginario esuberante e visionario, e una pratica acuta e disincantata di analisi e razionalità. La sua esistenza è accompagnata dalla produzione di un diario, pubblicato postumo, in cui donna e artista si proiettano e costruiscono su un territorio in cui la realtà dei fatti costituisce il limite e la partenza del viaggio di una vita. Morì suicida nel 1972.

link al trailer promo http://vimeo.com/46808324

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Et jamais je n'invente
testi di Charlotte Delbo

con Cristina Nadrah, Rosanna Sfragara, Francesca Zoppei (edizione 2010-11)

con Patrizia Romeo, Rosanna Sfragara, Francesca Zoppei (edizione 2012-13)

una creazione di
Elisabetta Ruffini, Rosanna Sfragara, Nicoletta Zabini

complicità artistica  Jutta Wernicke-Sazunkewitsch
collaborazione per la lingua dei segni Fiorella Rubele
luci  Alberto Costantini
        Daniele Adami (edizione 2011)

produzione Armilla con Murmure e
Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea


“Mi servo della letteratura come di un’arma, perché la minaccia mi appare troppo grande”
                                                                                                         Charlotte Delbo

In scena tre attrici, tre corpi prestati a una parola che sa di non poter essere compresa ma pretende di essere conosciuta.
Uno spazio sospeso tra i tempi: non il luogo dei campi, o di una biografia. Ma il luogo di un incontro, attraversato da parole dette, ascoltate e prese in carico, in cui l’esperienza vissuta si fa racconto condiviso.
Pochi oggetti. Presenze-assenze per dire che la memoria è lì, radice delle cose, intrisa nelle cose, anche se noi non lo sappiamo. Taglienti quando dicono un ritorno che è stato ma non è mai avvenuto. Controcanto della materia viva e pulsante del presente.

Charlotte Delbo (1913-1985) è una scrittrice francese ancora quasi sconosciuta in Italia.
Impegnata nella Resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale, è deportata ad Auschwitz nel 1943. Sopravvissuta, si assume la responsabilità e la sfida di rendere conto del vissuto doloroso, attraverso la letteratura. “Tutto questo diventa una storia”, una storia da scrivere e da tramandare.
Le parole diventano luoghi in cui passato e presente si incontrano, per creare una coscienza che rinnovi lo sguardo su entrambi. E diventano materia viva che interpella e affida la responsabilità di una risposta.

Il collettivo IΩ` TEATRO ha iniziato un percorso di ricerca attraverso l'opera di Delbo, tra le forme dell’arte e della memoria. Et jamais je n’invente è il primo studio.

IΩ` TEATRO è un collettivo nato tra l’Italia e la Francia nel gennaio 2010. La sua vocazione è una ricerca artistica errante, che si apre alla sperimentazione, spinge alla ricerca di nuovi codici di espressione e nutre il desiderio di incontrare culture e linguaggi diversi.
Il suo impegno è quello per un’arte che, con la consapevolezza del passato, interroga il presente senza sosta, per tenere le coscienze allertate e allenate nella loro capacità di immaginare il futuro.


Video di nat wilms http://vimeo.com/13162074
Video di Jutta Wernicke Sazunkewitsch http://www.youtube.com/watch?v=2zh2h6s2hu0


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SARABANDA
spettacolo di strada
con Riccardo Chiavenato, Elena Dal Cerè, Max Foladori, Valeria Mai, Marco Paci, Paola Salatino, Emanuela Tassini, Elisa Zacco, Francesca Zoppei
regia di Nicoletta Zabini
(2010-2012)


Un gruppo di attori girovaghi irrompe sulla piazza con chiassosa vivacità.
Una compagnia pronta a far baccano: con gran cassa, tromba e tamburi, vociando e suonando, si presentano con i loro ritmi briosi  e abilità avvincenti.
Banditori, sbandieratori, poeti, giocolieri e ballerine... tutto fa spettacolo e gli artisti si prodigano in piroette , danze ed attimi poetici per ammaliare il pubblico e portarlo con sé come nelle più antiche tradizioni dell'arte di strada, come i più abili saltimbanchi o i più astuti ciarlatani.
Una parata per tutti, che invita a fare cerchio e battere le mani.
Tra stupore e allegria,  così come è  arrivata, la sarabanda se ne andrà, non senza averci ricordato la magia saporita della festa, e lasciandoci il riverbero di un incanto.

foto Riccardo Pittaluga

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STANZE 
uno studio teatrale
su Camille Claudel, Anne Sexton, Alejandra Pizarnik
con Valeria Mai, Emanuela Tassini, Elisa Zacco
regia di Nicoletta Zabini
(2011)

Tre stanze, tre artiste, tre donne che nella "stanza tutta per sé" danno voce e corpo al conflitto artistico-esistenziale con la propria forza e la propria debolezza, tra le molteplici coniugazioni di un sé fragile eppure determinato ad affermarsi.

Le stanze di Camille Claudel, Anne Sexton e Alejandra Pizarnik sono l’insieme dei luoghi che ne attraversano l’opera, è ciò che le abita e le attraversa, e che ha trovato in noi una risonanza, generato un conflitto di sensibilità, ed una feroce consonanza femminile.

All'interno delle tre stanze, quindi, molte stanze si aprono attraverso porte invisibili, e benché le tre presenze non entrino quasi mai a diretto contatto si creano tuttavia richiami e attrazioni ; cadranno e si rialzeranno più volte, una storia si riverserà nell'altra : tentativi di attraversamenti della vita, e della vita nell’arte, esiti di un’esistenza al femminile sempre in ascolto e in comunicazione con se stessa, nel desiderio insopprimibile di una esistenza autentica.
















foto Rosa Salzani







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NEL BUIO
voci dalla Resistenza
intervento performativo per piccoli gruppi di spettatori
con Marco Paci, Emanuela Tassini, Elisa Zacco (edizione 2010-2012)
con Elena Dal Cerè, Marco Paci, Elisa Zacco (edizione 2013)
regia di Nicoletta Zabini


Un esiguo gruppo di spettatori viene condotto in un luogo appartato ed angusto, forse una cantina o una soffitta, un nascondiglio, una stanza della memoria.
Per una ventina di minuti gli spettatori sono sottratti alla propria quotidianità : assisteranno ad una breve ed intensa rievocazione di memorie dagli anni della Resistenza, orchestrate in un concerto di presenze fisiche, gestuali e sonore; al termine verranno invitati a compiere una piccola azione simbolica.
Il buio, metaforico e materiale, è la situazione: nel buio si manifesta la luce nelle sue differenti qualità di lampada, fiamma viva, spiraglio di sole, pensiero, coscienza, atti, parole.
Lo spettatore diventa testimone, viene condotto ed invitato ad attraversare una soglia.
Nell’assenza di luce o nella penombra l’occhio si sforza di vedere meglio, l’ orecchio si tende con più attenzione: i nostri stessi sensi si svegliano quando qualcosa ci viene tolto.
Staffetta, esule, partigiano, moglie di , fratello di, si manifestano: persone che hanno preso in mano le proprie vite, perché“non ci sono liberatori, ma solo persone che si liberano”.
Come testimone lo spettatore partecipa, come testimone non può fingere di non avere visto e udito, e riceve dall’esperienza una piccola eredità.
Nella collettiva memoria, l’esperienza può non essere la propria, ma ugualmente mantiene la capacità comunicativa e richiede la necessità di restare emersa nella coscienza di ognuno.
Nella stanza della memoria, lo spettatore visita e viene visitato, invitato a ri-comporre, ri-percorrere, ri-appropriarsi.
I testi scelti appartengono a poeti più e meno conosciuti così come ai protagonisti delle vicende reali: “gente” che nelle parole incisive concrete e dirette ha impresso l’autenticità del proprio vissuto.
Non l’elaborazione formale, ma l’urgenza di ciò che c’è da dire.

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COSTELLAZIONI
spettacolo per gli spazi aperti

con
Valeria Mai, Marco Paci, Emanuela Tassini, 
Elisa Zacco, Elisa Zerlottin, Francesca Zoppei
oggetti scenici
di Marco Paci, Daniele Adami e Officina Murmure
luci di
Daniele Adami
regia di
Nicoletta Zabini

(2007-2010)




...per coloro che si sono smarriti
qui si apprende l'orientamento
luogo, nazione, terra, perdono di senso...

De-sidera : cosa aspettarsi dalle stelle?
Un gruppo di attori girovaghi, come uccelli migratori o naviganti insonni in cerca di orientamento, si riunisce in un’occasione dal sapore circense e di/vaga sulle storie e i miti legati ad alcune costellazioni.
Si evocano così il labirinto di Arianna e del Minotauro, le metamorfosi di Narciso, di Medusa, della ninfa Dafne, il volo di Dedalo e Icaro.
Ogni vicenda rivisitata pone l’accento su una condizione o una scelta : resistere alla sopraffazione, fuoruscire dai confini ribaditi e mutare per rivendicare una propria identità/diversità, metamorfosi liberatoria o difensiva, riappropriata e non subìta.
Citazioni e riscritture da autori della drammaturgia e poesia contemporanea fra cui Pasolini, Morante, Pinter, Muller, si coniugano al tema classico, traendo libero spunto dal mito svestito del proprio passato per rivelarne la portata più umana e creare delle piste di continuità che raggiungono anche la sensibilità più recente: il Minotauro riflette sulla condizione degli esclusi, Narciso si specchia nel proprio doppio femminile, la ninfa Dafne mutata in albero afferma la propria difesa di donna , Medusa rinasce corallo, la Donna Offesa si rialza .
A fare da trait d’union irriverente compaiono due clown emuli di Dedalo e Icaro, che tentano di volare con macchinari di loro invenzione sino all’inevitabile esito finale di fuoco.
Lo spettacolo utilizza appieno il linguaggio per immagini e azione scenica del teatro di piazza : partiture fisiche e vocali si organizzano in un tessuto scenico variegato, dove lavoro d’attore, danza, maschere ed attrezzi, fuoco, luci e musica, si calibrano poeticamente in un’alternanza di climi, dalla rarefazione del lirismo alla coralità energica così come alla entrée comique clownesca.
Una composizione d’insieme capace di emozionare e parlare allo spettatore contemporaneo, eterogeneo per età, cultura e provenienza.

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(attività precedente vedi al link murmureteatrospettacoli.blogspot.com)